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Testo Audizione della Federazione Gilda-Unams.

Audizione

 

Testo Audizione della Federazione Gilda-Unams. Proposta di legge C.678 “Abolizione del limite numerico minimo di alunni per la formazione delle classi nelle scuole primarie e secondarie dei comuni montani, delle piccole isole e delle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche” Commissione della Cultura, Scienza e Istruzione, Camera dei Deputati- Roma

Egregio Presidente e membri della Commissione,

 a nome della Federazione Gilda-Unams, intendiamo prima di tutto ringraziarVi per l’invito a partecipare a questa audizione sul progetto di legge C. 678, dandoci la possibilità di portare alla Vostra attenzione le nostre osservazioni in merito.

 La proposta di legge C. 678 di iniziativa parlamentare a firma degli On.li Amorese, Foti, La Porta e Zucconi, reca misure per l’abolizione del limite numerico minimo di alunni per la formazione delle classi nelle scuole primarie e secondarie, previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, con riferimento ai comuni montani, alle piccole isole e alle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche.

 Osserviamo che il riferimento all’anno scolastico 2020/2021 quale decorrenza per l’applicazione della presente norma è certamente un refuso. Essendo stato presentato il 5 dicembre 2022, non poteva certo fare riferimento all’anno scolastico 2021/2022, ma all’anno scolastico 2022/2023. In ogni caso il refuso dovrà essere corre)o con l’applicazione della norma dall’anno scolastico 2023/2024 oppure dall’anno scolastico successivo all’approvazione del presente progetto di legge.

 Il progetto di legge 678 prevede, rispetto all’attuale disposizione degli articoli 10, 11 e 16 del DPR 81/2009, la possibilità nei comuni specificati dal predetto progetto di legge di costituire nella scuola primaria classi con meno di 15 alunni e pluriclassi con un numero inferiore a 8 alunni, nella scuola secondaria di primo grado classi, per ciascun anno di corso, con un numero inferiore a 18 studenti e, infine, nella scuola secondaria classi, per ciascun anno di corso, con un numero di studenti inferiore a 25. L’attuazione della disposizione non deve produrre “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

 Riguardo alla possibilità di ridurre il numero minimo degli alunni/studenti nelle classi delle scuole dei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche esprimiamo il nostro plauso per l’iniziativa e desideriamo presentare le nostre osservazioni politiche.

 Legge di bilancio 2023

 Ci teniamo a sottolineare, che tale iniziativa non può essere disgiunta dal discorso relativo alle novità peggiorative in merito al dimensionamento scolastico previste dalla legge di bilancio per il 2023. Dall’anno scolastico 2024/2025 tutte le scuole con meno di 900 studenti dovranno essere accorpate ad altre. Ricordiamo che fino allo scorso anno la dimensione necessaria ordinaria per l’assegnazione del Dirigente Scolastico e del DSGA all’istituzione scolastica è stata definita in una popolazione scolastica stabile non inferiore a 600 alunni. Adesso invece i nuovi limiti per l’autonomia giuridica fissano tale cifra minima di studenti a circa 900-1000 studenti.

 Tutto ciò comporta una notevole riduzione, come abbiamo segnalato già lo scorso anno, del numero delle autonomie scolastiche. Infatti il Decreto del ministero dell’istruzione e del merito di concerto con il Ministero dell’economia e finanza n.127 del 30 giugno 2023 stabilisce una riduzione di 780 istituzioni scolastiche nel prossimo triennio scolastico (ben il 9,65% in meno): riducendole dalle 8.089 alle 7.461 per l’anno scolastico 2024/2025, alle 7.401 nell’anno scolastico 2025/2026 e alle 7.309 per l’anno scolastico 2026/2027. Comportando una perdita maggiore nelle regioni in sofferenza come Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania, Sicilia, Puglia e Lazio.

 Le nuove disposizioni normative sul dimensionamento scolastico hanno una ricaduta pesante non solo sul personale docente e tutto il personale scolastico, ma soprattutto sulla qualità dell’offerta formativa e, in generale, sull’efficacia pedagogico-didattica del lavoro degli insegnanti e sul benessere degli studenti.

 La formazione delle cattedre dei docenti dei nuovi mega istituti, soprattutto quelli distribuiti su molti Comuni sarà fonte di tensioni e problemi. Si aggraverà, inoltre, il declino della capacità di programmazione didattica e di visione pedagogica dei collegi docenti, che diventeranno enormi assemblee di impiegati, ben lontane dal poter gestire la personalizzazione dell’insegnamento, obiettivo dell’attuale Governo.

 La logica ragionieristica del dimensionamento ha già incontrato la severa opposizione della Conferenza unificata Stato /Regioni, infatti non si è raggiunta l’intesa necessaria sullo schema di decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, con le amministrazioni locali pienamente consapevoli delle conseguenze disastrose dei tagli al numero delle istituzioni scolastiche.

 La questione del dimensionamento scolastico è preoccupante per la dimensione disumana che stanno assumendo le scuole italiane. Si compromettono i rapporti tra dirigente e insegnanti, perché il notevole numero di personale scolastico rende problematica la gestione delle mega istituzioni e si rende impossibile il buon funzionamento del Collegio dei docenti. Risparmiare risorse a scapito del buon funzionamento dell’attività scolastica, realizzando istituzioni scolastiche dove le riunioni degli organi collegiali assomigliano sempre più a conferenze di servizio e non a luoghi dove viene esercitata, attraverso il dibattito e le decisioni assunte in modo democratico, la costruzione di una comunità educante. Immaginatevi a fare i conti con un collegio docenti con numeri da fabbrica: è impossibile portare avanti un ragionamento e un confronto sugli alunni e sulla didattica se non ci sono le condizioni adatte. In definitiva, a farne le spese saranno come sempre i lavoratori della scuola, la didattica, i nostri ragazzi.

Riduzione del numero studenti per classe

 La proposta di riduzione del numero di studenti per classe nelle scuole dei comuni montani, alle piccole isole e alle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche è certamente un positivo intervento per assicurare la garanzia del diritto all’istruzione degli studenti residenti nelle predette aree, comuni e piccole isole.

 Ma certamente un intervento analogo sarebbe opportuno a livello nazionale per evitare classi con un eccessivo numero di alunni per assicurare la realizzazione dello stesso diritto costituzionale all’istruzione.

 In particolare una riduzione del numero degli alunni per classe, come è stato ulteriormente sottolineato durante il periodo della pandemia, permetterebbe di offrire a tutti i nostri studenti una “efficace fruizione del diritto all’istruzione”.

 Senza oneri a carico della finanza pubblica

L’art.2 del PdL 678 prevede che “dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

 Questa clausola va certamente interpretata “nel senso che le risorse debbano essere reperite provvedendo con risorse ordinaria già stanziate”.

 Ora bisogna chiarire se tali risorse andranno a incrementare i coefficienti di calcolo, relativi al numero degli alunni, già previsti per l’attribuzione dell’autonomia scolastica. Perché se tale è intenzione, allora è del tutto evidente che la clausola andrà riscritta con l’individuazione di nuovi e specifici capitoli di spesa.

 Conclusioni

 In conclusione, il testo della Proposta di legge in esame incontra il nostro favore, in quanto riduce gli effetti degli interventi del DPR 81/2009, ma consideriamo necessario e urgente un intervento analogo per tutte le istituzioni scolastiche per risolvere l’annosa questione del numero elevato degli alunni per classe che ha determinato disagi dovuti al sovraffollamento delle aule e pregiudicato la qualità dell’azione didattica e la tutela della sicurezza.

 Riteniamo altresì necessario intervenire sulla riduzione delle autonomie scolastiche prevista dalla recente normativa sul dimensionamento scolastico, poiché tale riduzione ha una ricaduta negativa non solo sul personale docente e tutto il personale scolastico, ma soprattutto sulla qualità dell’offerta formativa e, in generale, sull’efficacia pedagogico-didattica del lavoro degli insegnanti e sul benessere degli studenti. Ridurre le autonomie non vuol dire soltanto ridurre gli organi di rappresentanza, i collegi docenti, il numero delle segreterie, il numero dei dirigenti scolastici, ma soprattutto ridurre la capacità di una efficace programmazione didattica e di visione pedagogica- didattica dei collegi docenti.

 Desideriamo esprimere il nostro sincero apprezzamento per l’opportunità di partecipare a questa audizione, e restiamo a disposizione per ulteriori chiarimenti o approfondimenti sulle tematiche presentate,

 porgiamo al Presidente e ai Parlamentari che hanno seguito questa audizione i nostri più distinti saluti.

   La delegazione Federazione Gilda Unams

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